27. Enrico Borghi – Elettromagnetismo maxwelliano e fenomeni luminosi – Seconda Parte


In questa Seconda Parte dello studio “Elettromagnetismo maxwelliano e fenomeni luminosi” viene mostrato come le equazioni di Maxwell riescono a descrivere il fenomeno della diffrazione della luce (sezione A) e come da esse è possibile dedurre le leggi dell’ottica geometrica (sezione B).
La teoria elettromagnetica maxwelliana, opportunamente applicata nella Prima e nella Seconda Parte dello studio, è dunque in grado di descrivere i più importanti fenomeni luminosi conosciuti ai tempi di Maxwell.
Conviene sottolineare che nello studio non vengono presi in considerazione tutti i fenomeni luminosi noti nell’’800, ma si può mostrare che anche i fenomeni non trattati possono essere descritti correttamente sulla base della teoria maxwelliana.

Questa, sostenuta da tanti successi nel descrivere sia fenomeni elettromagnetici che fenomeni luminosi, diviene, verso la fine dell’’800, una disciplina di base della Fisica, collocandosi a un livello di importanza paragonabile a quello della Meccanica newtoniana.

Queste due discipline forniscono una descrizione soddisfacente della quasi totalità dei fenomeni fisici (meccanici, elettromagnetici e gravitazionali) conosciuti a quei tempi.

Rimangono due punti difficili da trattare: il problema dell’esistenza dell’etere e la giustificazione teorica della forma dello spettro del corpo nero.
Per venirne a capo occorreranno innovazioni teoriche che muteranno profondamente, agli inizi del ‘900, lo scenario ottocentesco della Fisica:
– la Teoria della Relatività (speciale) (1905);
– la Teoria di Planck sullo spettro del corpo nero (1900), precorritrice della Meccanica di Bohr  (1913) che si può considerare una teoria di passaggio verso la Meccanica quantistica.

Le certezze che verso la fine dell’’800 la Fisica fondata su Meccanica newtoniana ed Elettromagnetismo maxwelliano credeva di avere raggiunto nel descrivere i fenomeni naturali hanno dovuto essere abbandonate sotto l’incalzare delle nuove teorie che, insieme con la Teoria della Relatività generale (1916), sono diventate il riferimento di base dell’attuale conoscenza fisica.

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